La Macchina della Fotografia

«fuori dal testo, non c’è salvezza»
A. J. Greimas

A chi ricorda “La Macchina della Pittura” forse non sarà sfuggita l’assonanza del titolo di questa rubrica con l’eccezionale antologia di saggi di semiotica dell’arte figurativa di Omar Calabrese 1 . Un accostamento che suonerebbe quantomeno presuntuoso (e forse lo è in ogni caso) se l’intenzione fosse di dichiarare questa serie di letture fotografiche la trasposizione delle magistrali analisi del semiologo fiorentino. In realtà la sua scelta equivale più o meno a ciò che si fa quando si fissa il punto di arrivo su una mappa: è la identificazione di una direzione, la segnalazione programmatica di un percorso che pur con le deviazioni che il terreno e le strade impongono ai passi, dichiara la sua volontà di tenere fissi i suoi occhi su una meta precisa.

Ogni analisi di un testo fornisce anche in una certa misura l’analisi dell’analista. Io, pur non essendo un semiologo, ho sempre provato interesse per i meccanismi con cui il senso si attacca alle cose. Trasferito nel mondo delle immagini questa attrazione si orienta verso la loro struttura, verso i meccanismi che le loro “macchine” formali attivano per produrre significati e trasmetterli. Ed è questo che qui tenterò di condividere. 

Dei tre ambiti – Forme, Contesti, Contenuti – che Augusto Pieroni identifica come le dimensioni lungo cui si  muove la lettura delle immagini fotografiche 2 questi esercizi di analisi privilegeranno quindi il primo e sfioreranno soltanto gli altri due. Nessuna pretesa di completezza, dunque. Sarebbe comunque velleitario pretenderla dal post di un blog e forse persino da un intero libro scritto da un autore; probabilmente la pluralità di opinioni e punti di vista è indispensabile per esplorare la pienezza di contenuti di un oggetto complesso come un quadro o una fotografia. Del resto sul web è già possibile trovare molto materiale sulla storia delle fotografie che saranno prese in considerazione, sulle circostanze che hanno portato alla loro realizzazione e ruolo che esse hanno svolto nella costruzione della carriera dei loro autori; il lettore sarà quindi egli stesso il curatore della propria antologia critica. Probabilmente questa ricerca e il contatto con l’opera che essa implicherà ad avvicinarlo alla sua comprensione non meno – anzi, forse più – di quanto non  possa fare la stessa lettura dei contenuti che avrà rintracciato, a cui è delegato il compito di stimolare le sue riflessioni.

Una funzione che spero questi articoli saranno capaci di assolvere.

  1. O. Calabrese, La macchina della pittura, La Casa Usher, Firenze, 2012[]
  2. A. Pieroni, Leggere la fotografia, Edizioni EdUP, Roma, 2006[]